Essere un giornalista convalida tutti i punti nel considerarsi qualcuno che ha viaggiato. Perché per raccontare ciò che accade in qualsiasi parte del mondo bisogna avere quella conoscenza fondamentale per trasmettere con credibilità ciò che sta accadendo. Il risultato potrebbe essere, come in questo caso, una specie di letteratura di viaggio per scoprire a fondo tutto ciò che viene cucinato ben oltre le apparenze e i luoghi comuni.
Mavi Doñate ha passato diversi anni a raccontarci cosa stava succedendo in Cina. Un tempo in cui abbiamo potuto scoprire come il trito "gigante asiatico" è diventato il nuovo epicentro del mondo. Ma al di là di quella visione etnocentrica con cui si osserva tutto ciò che è alieno, una giornalista come Mavi Doñate Herranz si è occupata anche di portarci quell'altra Cina interiore. La Cina dove riposa la sua essenza culturale, i suoi costumi.
Perché se è vero che la Cina si distingue per offrire al mondo più ombre che luci nel suo sviluppo economico e sociale, è necessario disporre di un panorama completo per parcheggiare pregiudizi che possono estendersi a tutto ciò che riguarda questo Paese.
La Cina è lontana. È la prima cosa che impara un giornalista di stanza in capo al mondo a cui non abbiamo mai prestato molta attenzione. Quando Mavi Doñate arrivò a Pechino nel 2015 estate Con le vertigini annidate nello stomaco, ha realizzato un sogno che l'aveva accompagnata fin da bambina: fare la corrispondente. Quello che non potevo immaginare allora è che stavo per recitare in una delle fasi più istruttive di questo primo tratto del secolo.
Mavi Doñate ha un dono innato, un misto di intuizione e sottigliezza, di raccontare storie. Il suo racconto personale dei sei anni vissuti nel colosso asiatico, fatto di ricordi e voci che sono rimaste fuori dall'informazione quotidiana, ci offre un prezioso ritratto della Cina di oggi. Queste pagine ripercorrono i contrasti di un Paese in continua reinvenzione e ci portano dalla politica internazionale alla vita quotidiana; dalla sfrenata modernità alle tradizioni più radicate; dal trambusto nelle strade per i festeggiamenti di Capodanno al silenzio dei giorni peggiori della pandemia, e ci ricordano che, per decenni, abbiamo vissuto con le spalle a quel drago millenario che aspettava il suo momento di svegliarsi.
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